domenica 1 ottobre 2017

Il diavolo vuol papa Paolo


Questo modo di dire - probabilmente sconosciuto a buona parte dei gentili blogghisti - dovrebbe esser noto agli amici perugini e a quelli romani, sebbene con qualche “sfumatura”, in quanto il detto nato in terra d’Umbria è stato “trasportato” nella città dei Cesari. Ma cosa sta a significare? Che nella vita, a volte, per vivere in santa pace è necessario stridere e tacere. Si dice, dunque, che questa locuzione sia nata a  Perugia sotto il pontificato di Paolo III il quale, per “tenere a bada” gli abitanti di quella città (che tentavano di ribellarsi), fece edificare un’immensa fortezza che li dominava da tutte le parti: in questo modo ogni tentativo di sommossa era scongiurato. Cosí sottomessi i Perugini dicevano a denti stretti: “Giacché cosí vuò il diavolo, evviva papa Pavolo”. Questo detto perugino, divenuto proverbio, arrivò a Roma “trasformato” in “il diavolo vuol papa Paolo”


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Tutti conosciamo il termine “prerogativa” e lo adoperiamo comunemente con il significato di “privilegio”, “concessione” e simili: sciogliere il Parlamento è una ‘prerogativa’ del presidente della Repubblica. Vogliamo vedere come è nato il vocabolo? Proviene da due parole latine: “prae” (prima) e “rogativa”, a sua volta dal verbo “rogare” (interrogare, chiamare). Nella Roma dei nostri antenati latini si estraeva a sorte il nome della tribú chiamata (‘rogata’) a esprimere il consenso, il voto, prima (‘prae’) delle altre nei “comizi elettorali”. Da questo participio (rogata) si formò il sostantivo “praerogativa”. Attraverso i secoli il senso primitivo del vocabolo si è via via ampliato fino a significare, per noi, “privilegio”.
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La parola proposta da questo portale (non a lemma nei comuni vocabolari dell'uso): rattraimeto. Sostantivo maschile che sta per "raggomitolamento".

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