domenica 30 aprile 2017

Consigli per il buon "uso" del nostro idioma

Alcuni consigli del linguista Luciano Satta (per coloro che amano il bel parlare e il bello scrivere, aggiungiamo).

RAGGIUNGERE. Ecco un paio di casi nei quali è bene fare a meno di questo verbo: “E' stato raggiunto da sette colpi”, “Un colpo l'ha raggiunto al torace” (meglio “E' stato colpito sette volte”, “Un proiettile lo ha colpito al torace”); “Il presidente ha raggiunto Milano alle dieci” (meglio “Il presidente è arrivato a Milano alle dieci”).

SCOPO INTIMIDATORIO. Siccome si pensa che i poliziotti, quando durante una manifestazione sparano in aria, non lo facciano per colpire le rondini e tanto meno i pensionati al balcone, dire che i medesimi “hanno sparato in aria a scopo intimidatorio” è superfluo.

VIGORE. “È in vigore da oggi” sta bene; ma non sta bene “Va in vigore da oggi”: in questo caso bisogna dire “Va in vigore oggi”; una legge andò in vigore tre mesi fa, non andò in vigore “da” tre mesi fa.

PRIMA PERSONA. Finirà, come tante altre mode. Ma intanto segnaliamo l'abuso dell'espressione “in prima persona”: Ha affermato che risponderà “in prima persona” delle sue iniziative. Quasi sempre se ne può fare a meno.

RIPETERE. Si legge spesso: Il fatto "si è ripetuto per la seconda volta". Bisogna pensarci bene: un fatto che "si ripete per la seconda volta" è un fatto che accade per la terza volta. Se non è così, meglio usare verbi come "accadere", "avvenire" eccetera.

POVERETTO. Credevamo che la consuetudine fosse finita; invece si continua a chiamare ‘poveretto’ o ‘poveretta’ la vittima di un incidente. Sa di giornalismo vecchio.

PRATICAMENTE. Prima di usarlo, vediamo se questo avverbio serve: il piú delle volte no, tranne un certo desiderio di attenuare, ma allora il ‘praticamente’ è parola troppo di comodo, e vagamente ipocrita. Inoltre non definisce bene il concetto: scrivendo “L’illuminazione è ‘praticamente’ inesistente” non si spiega se l’illuminazione è solo difettosa o se c’è cosí poca luce che si va a sbattere la testa contro i lampioni.


ULTERIORE. Quasi sempre può essere sostituito da ‘altro’. Può passare, per esempio, in “Si cerca di evitare un ‘ulteriore’ aggravamento della situazione”, ma sta male in “Ci saranno ‘ulteriori’ incontri; ossia ‘ulteriore’ è accettabile nel senso di qualcosa in piú come quantità (e anche in senso spaziale: “Le truppe hanno fatto un’ ‘ulteriore’ avanzata), ma non nel senso di qualcosa in piú come ripetizione di un avvenimento. Lo stesso vale, si capisce, per l’avverbio ‘ulteriormente’.

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Per la serie "la lingua biforcuta della stampa"

Resta in carcere l'uomo

che perseguitava

la ex-moglie e i figli

Ora scrive: "Mi pento"
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Sarà utile "ricordare" ai redattori titolisti del quotidiano in rete (autori dell' «orrore»: ex-moglie) che la preposizione "ex", in funzione di prefisso,  non si fa seguire dal trattino, come possiamo "vedere" anche nel/sul vocabolario Treccani in rete: ex èks prep. lat. (propr. «da, fuori di»). – 1. a. Oltre che in locuzioni lat., usate spesso anche in contesti italiani (come ex abrupto, ex cathedra, ex novo, ex professo, ecc.), si adopera come prefisso per indicare la condizione di chi ha ricoperto una carica o un ufficio che ora non ricopre più; per es., ex ministro, ex console, ex prefetto, ecc.


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La parola proposta da questo portale: scaccolo. Sostantivo maschile che vale "pezzo di carta", "scheda" e simili.

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