venerdì 28 ottobre 2016

Disparità di vedute "linguistico-ortografiche"


Ancora una  disparità di "vedute linguistiche" tra i ritoccatori del vocabolario Gabrielli in rete e lo stesso Aldo Gabrielli. Nel vocabolario si legge che l'avverbio "viepiú" si può scrivere anche con due "p" (vieppiú); l'insigne linguista, invece, nel  "Dizionario linguistico moderno" e nel suo "Il museo degli errori" condanna la scrizione con due "p"  «perché dopo "vie" non è sottintesa una congiunzione "e"  che giustificherebbe il raddoppiamento».  Dal vocabolario:
 viepiù
[vie-più] o vie più, vieppiù
avv.

lett. Sempre più, molto più: vidi Sansone / vie più forte che saggio (Petrarca).

Da "Il museo degli errori":

Volendo fare della locuzione avverbiale di più una parola sola, bisogna scrivere dipiù, con una sola p e non “dippiù”. E questo per la semplice ragione che la preposizione di non vuole in nessun caso il raddoppiamento fonosintattico  E scriveremo anche digià e non “diggià”, anche se è meglio continuare a scrivere di già; scriveremo difatti e non “diffatti” invece del più usato e preferibile di fattididietro e non “diddietro” (ma anche di dietro), dipoi o di poi, ma non “dippoi”, disopra e disotto, o di sopra e di sotto, ma non “dissopra” e “dissotto”.
Un errore simile molti lo commettono con l’avverbio composto viepiù che assai spesso vediamo scritto vieppiù. Questo vie, infatti, antica alterazione di via usata come rafforzativo del comparativo, non richiede mai il raddoppiamento della consonante successiva. Analogamente scriveremmo viepeggio (o vie peggio) e viemeglio (o vie meglio), e non “vieppeggio” e “viemmeglio”: ma qui l’errore è più raro data l'ormai vieta pedanteria di queste due espressioni.

Dobbiamo dire per "onestà linguistica", però, che anche altri vocabolari contraddicono l'illustre glottologo. Personalmente seguiamo la "regola" secondo la quale "vie" non dà luogo a geminazione (raddoppiamento fonosintattico).


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La parola, di ieri, proposta da "unaparolaalgiorno.it" è: subissare.

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