domenica 29 maggio 2016

Il sospetto...

«Nulla ispira a un uomo tanti sospetti quanto il fatto di saper poco». Questa massima di Francesco Bacone, capitataci, per caso, sotto gli occhi ci ha dato la stura per proseguire il viaggio attraverso la foresta del vocabolario italiano alla ricerca di parole di tutti i giorni, quelle che adoperiamo "per pratica" il cui significato nascosto non è noto a tutti. Il sospetto è una di queste parole. Il significato "scoperto", dunque, si  può apprendere consultando un qualsivoglia vocabolario dell'uso e "scoprire" cosí che detto termine può essere tanto sostantivo quanto aggettivo e che è tratto dal verbo sospettare che significa "dubitare", "supporre", "temere", ma l'accezione "principe" resta quella piú conosciuta, vale a dire "ritenere qualcuno colpevole di qualche misfatto, senza, tuttavia, alcuna prova certa": la polizia sospettava quell'uomo di essere l'esecutore dell'omicidio. Questo, dunque, il significato "scoperto"; e quello "nascosto", vale a dire il significato intrinseco della parola, del verbo? Per scoprirlo occorre rifarsi all'etimologia che ci rimanda al verbo latino "suspectare", intensivo di "suspicere", composto con "su(b)" (sotto) e "specere" (guardare), in senso proprio "guardare dal basso". Chi ha un sospetto, dunque, guarda la persona sospettata dal "basso in alto" e - in senso figurato - la "guarda fissamente a lungo". Insomma, come fa notare Ottorino Pianigiani, «il sospettare sembra "quasi dica guardar sotto la veste per scoprirvi il pugnale nascosto, ma che invece ha il senso originale di "guardar dal basso in alto", presa la similitudine dalla fiera che a muso alzato fiuta il vento, o dal guardar sottecchi proprio di chi guarda con diffidenza». Diffidare, infatti, non è sinonimo di sospettare, anche se meno "forte" di quest'ultimo? E la persona che sospetta non "teme", non "dubita", non "prende ombra"?
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Forse quasi nessuno dei nostri 25 lettori (rubiamo le parole al principe degli scrittori, Alessandro Manzoni) ha mai sentito parlare della topotesía perché pochissimi vocabolari attestano questo termine. Che cosa è, dunque? È un sostantivo femminile di origine greco-latina e vale "descrizione di un luogo non reale, immaginario". È composto con le voci greche "topos" (luogo) e "tithemi" (io colloco,metto, pongo).

2 commenti:

Otto ha detto...

Egr. Dott. Raso, le sue spiegazioni etimologiche sono sempre illuminanti. Le chiedo, pertanto, di far luce su una mia curiosità: da dove deriva il termine "coccola", nel senso di effusione sentimentale? Non ho trovato risposte.
Grazie dell'attenzione.
Otto

Fausto Raso ha detto...

Gentile Otto, la derivazione non è chiara... Guardi, comunque, qui, qui e qui.
Cordialmente
FR