venerdì 6 settembre 2013

Scappare...

Dopo le posate, vediamo altri termini che conosciamo “per pratica” senza renderci conto del significato della parola stessa, vale a dire del significato nascosto, quello “dentro” la parola. Prendiamo il verbo “scappare”. Chi non conosce il significato “scoperto”? Scappare significa – e, ripetiamo, lo sappiamo per pratica –  “allontanarsi velocemente per sfuggire qualcosa o qualcuno”: i malviventi, vedendo la polizia, scapparono a gambe levate. Benissimo. Questa, appunto, l’accezione “scoperta”. E quella nascosta, quella, cioè, “dentro” la parola? È molto piú semplice di quanto si possa immaginare. La persona che scappa, metaforicamente, “si «scappa»”, cioè si toglie la cappa, il mantello per essere piú libera nei movimenti. Sotto il profilo etimologico, dunque,  scappare è un verbo denominale composto con il prefisso sottrattivo “S-” e il sostantivo “cappa” e vale, appunto, “togliersi la cappa” per fuggire piú rapidamente al fine di non farsi prendere dai lembi del mantello. È proprio l’opposto di “incappare” che, oltre a valere “indossare la cappa”, significa “incorrere in pericoli, in insidie, in errori”: incappò nei rigori della legge. Anche questo è un verbo parasintetico derivando da un sostantivo con l’aggiunta di un prefisso. Per l’esattezza è composto del prefisso “in-” e il sostantivo cappa e significa, propriamente, “andare a cadere in qualcosa che avvolge come una cappa”. Scappare, per assonanza, ci ha fatto venire alla mente il verbo “scampare” il cui significato è chiaro a tutti, cioè “sfuggire a un pericolo”, “salvarsi”, “rifugiarsi”: pochi scamparono dal naufragio; scampò (si rifugiò) in un paese straniero. Anche questo verbo ha un significato “nascosto”: colui che scampa a un pericolo “esce da un campo (di battaglia)”. Quanto all’ausiliare, a seconda del contesto, prende essere o avere.


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La parola di oggi: balzano. Si veda anche qui.

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