giovedì 25 luglio 2013

I bottoni

Vogliamo vedere, cortesi amici, come sono nati i “bottoni”, vale a dire quegli aggeggi di metallo o altro materiale che servono per unire le parti di un indumento? La “parola” a Enzo La Stella.
«Questo indispensabile accessorio dell’abbigliamento (i bottoni) era sconosciuto agli Assiri, agli Egiziani, ai Cinesi, ai Romani e ai Greci; anche nel Medioevo e nel Rinascimento, poi, la gente doveva contentarsi di legacci e spille per tenere insieme i propri capi di vestiario, finché a un ignoto e geniale sarto venne l’idea di aprire nel tessuto un’apertura a forma d’occhio (l’occhiello), attraverso la quale fare spuntare o germogliare (dall’antico termine francese “boteter”) un pezzo d’osso o di legno fissato al tessuto sottostante. Il gioco era fatto e, subito, gli uomini decisero di portare i bottoni sul lato destro delle loro giacche, mentre alle signore, use a esser vestite dalla cameriera, parve logico metterli a sinistra, per agevolare il compito alla preziosa ausiliaria. I bottoni, ovviamente, piacquero anche ai militari, specie quando il progresso tecnologico permise di produrne di bellissimi, lucenti e decorati con aquile, cannoni e fronde di quercia o di alloro. E quegli inutili bottoncini che ornano il polso delle giacche da uomo e che oggi, se lasciati sbottonati ad arte, dovrebbero indicare la differenza fra un capo sartoriale e uno di serie? Sarebbero stati introdotti da Federico il Grande di Prussia per togliere ai suoi granatieri il viziaccio di usare il polsino della giubba come surrogato del fazzoletto».




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