mercoledì 4 luglio 2012

Il «tartarismo»






Occupiamoci di una parola omografa e omofona, di una parola, cioè, che ha la medesima grafia (omografa) e il medesimo suono (omofona), ma distinte origini (etimologia) e distinti significati (semantica): tartaro (da cui il titolo neologico tartarismo). Tartaro, dunque, ha diversi significati; quello, probabilmente, meno noto ai piú è «luogo di tormento» dove, secondo la mitologia, “furono precipitati i Titani per mano di Giove» e in seguito passato a indicare l’Inferno in cui vengono condannati i colpevoli. L’etimologia di questa prima accezione è incerta; si fanno solo ipotesi. Quella che ci sembra piú ‘veritiera’ si rifà alla voce gaelica tartar, confusione, strepitìo. L’Inferno non è un luogo di confusione?
L’altra accezione nota a tutti è «colui che appartiene a una razza mongolica guerriera e nomade originaria dell’odierna Mongolia». Con questo significato è in uso anche la forma tàtaro, preferita per indicare le attuali popolazioni. L’origine del nome, secondo il DELI, è l’aggettivo mongolico tatari, ‘balbuziente’, su cui subí l’accostamento con ‘tartaro’, ‘inferno’, quasi stirpe d’Inferno, quindi. La ‘salsa tartara’, tanto amata dalle cosí dette buone forchette, è – sempre secondo il DELI – la traduzione del francese sauce (à la) tartare, nome di fantasia vagamente riferito alla predilezione che i popoli primitivi avevano per gli aromi forti.
E concludiamo con il significato ‘principe’ del termine tartaro: incrostazione di color bruno scuro che il vino lascia come deposito nelle botti, il cui componente principale è l’acido tartarico, chiamato comunemente “cremor di tartaro”. Ma anche “incrostazione giallastra che si forma alla radice dei denti, o tra questi, allorché non vengono costantemente puliti, per deposito di sali di calcio o di squame di cellule morte della mucosa orale”.
Anche l’etimologia di queste ultime accezioni è quanto mai incerta. Alcuni autori la connettono all’arabo durd, pronunciato volgarmente ‘turt’ o ‘turti’ e voce trasportata e cambiata nel latino medievale dagli alchimisti in tartaru(m), sedimento, deposito, ‘feccia dell’olio e del vino’. Di qui sarebbe passata a indicare, per estensione, ‘feccia dentaria’, quindi… tartaro.

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