lunedì 18 luglio 2011

La sindaca






Gianluca ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "La soldata": (11 maggio scorso)

Le terminazioni in A delle desinenze in O indicano sovente la moglie e non il grado della militare vedere lo zingarelli dove marescialla indica la moglie del maresiallo in più con tono dispregiativo come nel film pane amore e dove la lollo viene nominata la bersagliera potrei le sue caratteristiche comandesche e via di seguito quindi maresciallo colonello architetto devono essere al maschile che in questo caso diventa neutro ciao.
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Al commento di Gianluca rispondiamo con le parole del linguista Luciano Satta:

Senza fare discussioni e raffronti morfologici, indichiamo alcuni femminili di professioni e di cariche da usare, secondio noi, liberamente: la deputata, la presidente, la magistrata, la consigliera, la vigile, la giudice, la soldata, la ministra, la sottosegretaria, la segretaria (anche di un partito), la sindaca.
Sappiamo tuttavia che ci sono molte resistenze; e siamo pronti ad arrenderci. Ma un momento. È lecito osservare che, quando ci sono parole composte con “vice-” per esempio, si rimane nel dubbio, perché non si sa se la “vicesindaca”, sicuramente donna, abbia la desinenza in “-a” anche perché è vice di una sindaca o solo perché è donna lei e può essere vice di un sindaco. Però si converrà che lo stesso accade se diciamo “la vicesindachessa”, o “la vicesindaco” avendo scelto di chimare 'sindaco' una donna. Si arriva all'assurdo (teorico) che, detto “il sindaco” di una donna, dovremo fare lo stesso con la sua vice, chiamandola “il vicesindaco”; se manca il nome di battesimo abbiamo perciò i seguenti dubbi: “il vicesindaco” può essere un uomo, può essere una donna, può essere uomo vice di un uomo, uomo vice di una donna, donna vice di un uomo, donna vice di una donna. Si dovrà ammettere che con “la vicesindaca”, l'angosciosa incertezza di sesso e di anagrafe si riduce.

1 commento:

Unknown ha detto...

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