sabato 29 gennaio 2011

«I rompighiacci»!? Perché no?


Stupisce il constatare che tutti (?) i vocabolari (tranne quello del Gabrielli) attestino il termine “rompighiaccio” come vocabolo invariabile. La parola in questione può essere tanto sostantivo quanto aggettivo. In funzione di sostantivo si pluralizza normalmente, come tutti gli altri di questo tipo composti con una voce verbale (rompere) e un nome maschile singolare (ghiaccio): il rompighiaccio (strumento), i rompighiacci. Resta invariato in funzione aggettivale: la nave rompighiaccio, le navi rompighiaccio; una frase rompighiaccio, alcune frasi rompighiaccio. Si clicchi su rompighiaccio e su questo collegamento.

6 commenti:

Tobia ha detto...

Per analogia mi viene in mente tritaghiaccio, che ha solo il plurale invariato.
Non crede che in questo caso ghiaccio venga percepito come un nome che si adopera solo al singolare, come i nomi dei metalli (anche se ovviamente ghiaccio non lo è)? Quello che viene rotto dalla nave, o da più navi, è una singola estensione di materia: se ci fossero già fratture, quindi più estensioni ghiacciate (lei li chiamerebbe davvero i ghiacci?), non ci sarebbe bisogno dei rompighiaccio.
A me sembra che in questo caso il plurale da privilegiare sia quello suggerito dalla semantica e non dalla grammatica, come per tritaghiaccio.

Fausto Raso ha detto...

Gentile Tobia,
posso condividere il Suo ragionamento, anche se resto dell'opinione che "per non sbagliare" è bene seguire le "leggi grammaticali". A mio modesto avviso anche "tritaghiaccio" andrebbe pluralizzato per rispettare le norme che stabiliscono la formazione del plurale dei nomi composti.
Cordialmente.
FR

il puntiglioso ha detto...

Cortese dr Raso,
è vero, i vocabolari attestano rompighiaccio come vocabolo invariabile. Pensandoci bene, però, credo che lei abbia ragione.

il giustiziere ha detto...

Caro Raso,
ha letto ciò che scrive il linguista di "Repubblica" su di lei a proposito di "sia..sia, "sia...che"?
"Una piccola tirata d’orecchi al nostro affezionato lettore Raso, il quale seleziona di volta in volta, a seconda di quel che gli conviene, le fonti che confermano ciò che già pensa, tacendo su eventuali altre che potrebbero contraddirlo. Diffidate del manicheismo grammaticale: fatevi guidare da principi ragionevoli e puntate le vostre antenne sul presente, non fatevi scudo di un passato impolverato o stantio. Scegliete in definitiva, del tutto liberamente, fra le due soluzioni (tenendo eventualmente conto di fattori stilistici che possano indurre a preferire l’una all’altra, come quello utilmente richiamato da Patota e Della Valle), che sono concorrenti a pieno titolo nell’italiano standard e normativo, cioè nell’italiano senza aggettivi. Io stesso, da un po’ di tempo, uso “sia… che…” sempre più spesso. La lingua per fortuna cambia e, con la lingua, cambiano fortunatamente sia i parlanti che gli scriventi. “Adelante”, ovviamente “con juicio”; ma, senza alcuna paura e in barba ai codini, “adelante”."
Massimo Arcangeli

Fausto Raso ha detto...

Sí, cortese giustiziere, ho letto.
Il prof. Arcangeli cassa i miei commenti quando lo contraddicono, come quello, importantissimo, sulla non invariabilità di "monolingue".

il puntiglioso ha detto...

Esimio dr Raso,
stento a credere a quello che ho letto: mi sembra decisamente "strano" il comportamento dell'insigne Prof. Arcangeli.